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06 gennaio 2012

Antitrust, Presidente Societą  Adam Smith, Financial Times: liberalizzate

Le lobby frenano la crescita del Paese

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, il Presidente dell’Istituto Adam Smith e il Finacial Times chiedono al Presidente Monti di Liberalizzare.
L’Antitrust propone a Governo e Parlamento alcune misure possibili per far ripartire al più presto la crescita economica. Questa volta però non si tratta della consueta richiesta da ascoltare per “dovere istituzionale”,  perché i nuovi poteri dell’Autorità ne aggiungono peso e consistenza. L’AGCM indica nella legge annuale per la concorrenza lo strumento attraverso il quale vincere le resistenze cercando di “la dimensione dell’interesse generale”.


“Sul fronte farmaceutico” scrive l’Antitrust, “occorre liberalizzare la vendita dei farmaci con prescrizione medica ma a totale carico del paziente (i cosiddetti farmaci di fascia C) e  rimuovere gli ostacoli all’apertura di nuove farmacie, aumentando la pianta organica delle stesse. Va ampliata la possibilità della multi-titolarità in capo a un unico titolare, aumentando il numero massimo da 4 a 8”.


Se la prima parte è naturalmente condivisibile, risulta perlomeno errato il lessico utilizzato circa l’intenzione a rimuovere gli ostacoli all’apertura di nuove sedi, l’aumento della pianta organica non porta ad un aumento delle farmacie, ma ad un ulteriore ampliamento di quelle già esistenti. Vogliamo credere che l’intenzione fosse diversa, ma perché allora non cancellare del tutto questo strumento mantenendo solo tutele per i piccoli centri? Tanto più che mantenendo elevato il livello regolatorio e contingentando il numero degli esercizi non si può toccare il tasto della multi-proprietà perché questo avverrebbe a favore di soggetti che hanno goduto e già godono di una esclusiva. Il discorso si può affrontare unicamente dopo una completa liberalizzazione.


Alessandro De Nicola, Presidente della Società Adam Smith si chiede in un lucido articoloMa come è possibile che le democrazie liberali siano diventate vittime di questo mal sottile, che corrode il buon funzionamento dell´economia e le stesse basi del suffragio universale, anteponendo all´interesse della stragrande maggioranza dei cittadini quello di un ristretto numero di persone?” De Nicola spiega quello che tutti noi che da anni combattiamo per cambiare un sistema autoreferenziale e monopolistico, conosciamo da tempo, le lobby hanno il potere, più della pubblica opinione, di assicurare la rielezione dei politici ed è per questo che la politica, certo non tutta, spesso e volentieri s’inchina davanti alla difesa d’interessi contrari a quelli generali.


Infine il Financial Times che in una corrispondenza del suo inviato Guy Dinmore dal titolo “Le lobby italiane mettono il freno alle riforme di Monti”  riporta come il premier nei giorni scorsi sia stato criticato nei media per essere stato uno sceriffo dell’Unione europea apparentemente duro, che è riuscito a riportare all’ordine il gigante Usa del software Microsoft, ma in Italia è stato fermato il mese scorso da tassisti e farmacisti, che resistono fortemente all’apertura dei loro settori”.
E’ chiaro che il Governo sia internamente che esternamente, al di là dei “buoni propositi” dovrà dare segnali inequivocabili circa le proprie intenzioni. Le parole del Ministro della Sanità Balduzzi sono ancora troppo generiche per poter comprendere. Si ha quasi la sensazione che sia proprio sul termine “liberalizzazioni” che ci sono molte interpretazioni diverse: tutti vogliono usare questa parola in pubblico, ma non tutti ne danno lo stesso significato che qualsiasi dizionario riporterebbe.

Di certo un nuovo fallimento su quello che è diventata la cartina al tornasole delle intenzioni del governo sulle liberalizzazioni, ovvero i farmaci di fascia C e l’apertura del settore, darebbe un definitivo colpo alla credibilità del Governo a fare sul serio per la crescita.

Forse potrebbe aiutare Monti la consapevolezza che chi provasse oggi a mettersi di traverso votando contro i suoi provvedimenti, anche i più coraggiosi e quindi portando di fatto il Paese ad elezioni anticipate, pagherebbe un prezzo altissimo in termini elettorali. Per il bene del Paese è una minaccia che ci sentiamo di consigliare.


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