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11 aprile 2016

Ddl concorrenza: cambiare direzione per non perdere una generazione

Liberare Fascia C


"Per evitare una generazione perduta dobbiamo agire velocemente", scrive Draghi riferendosi alla piaga della disoccupazione giovanile. Gli fa eco, quasi contemporaneamente il Fondo Monetario Internazionale che nel World Economic Outlook afferma: "c'è una forte necessità di riforme di portata sostanziale, perché tali riforme possono aumentare i potenziali livelli di produzione e occupazione nel medio periodo".
 
E' davvero incomprensibile, commenta in una nota, il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti, come al di fuori del nostro Paese sia così chiara la strategia per accelerare la crescita e di conseguenza l'occupazione, mentre in Italia si continuano a fari passi indietro a cominciare dal Ddl concorrenza.
 
Continuare a bloccare i mercati, sbarrare le porte a nuovi attori è una politica economica che non paga, è la politica della stagnazione.
 
Difatti, il PIL cresce troppo lentamente e il debito non viene modificato in maniera sensibile.
 
Tra le tante cause di questa situazione, oltre alla "tiepida" fiducia dei consumatori, proprio il corporativismo è freno allo sviluppo.
 
Bisogna tornare a scommettere sui giovani e sulla libera impresa. Lo strumento può essere il ddl concorrenza a patto che s'inverta completamente la strada intrapresa e si torni sulla via tracciata dall'Autorità Garante della Concorrenza.
 
Per il settore farmaceutico, invece di creare oligopoli che non stimolano reale concorrenza, è necessario liberalizzare i farmaci con obbligo di ricetta pagati direttamente dai cittadini.
Nessun motivo contrario si è mostrato valido, solo vantaggi per l'occupazione, la creazione di nuove aziende e nuovi investimenti.
 
Il nuovo Ministro dello Sviluppo dovrà avere la forza e la libertà necessaria per dare un nuovo volto ed indirizzo al ddl concorrenza.
 
Tutti gli organismi nazionale ed  internazionale, Commissione UE, Ocse, associazioni consumatori, economisti ci dicono di avere più coraggio, di non guardare all'interesse corporativo e di seguire la via tracciata a suo tempo dall'AGCM.
Se, al contrario, a prevalere sarà la conservazione il Paese correrà il rischio di prendere una strada cieca e senza uscita.

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