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02 agosto 2017

Ddl concorrenza: legge a tutela dei privilegi, contro gli interessi dei consumatori

Approvata in via definitiva al Senato

"Una legge sbagliata ove si è fatto scempio delle indicazioni dell'Antitrust, Autorità strumentalizzata da una politica fortemente legata a lobby e corporazioni", così Vincenzo Devito presidente del MNLF commenta l'approvazione del Ddl concorrenza.

"I risultati sono sotto gli occhi di tutti", continua Devito, "la montagna non ha partorito il classico topolino, ma un mostro tentacolare che i cittadini impareranno presto a conoscere."

Un tributo altissimo a carico dei consumatori che la maggioranza ha offerto agli interessi delle corporazioni e del  grande capitale.

Non solo il caso delle tariffe elettriche con i vantaggi all'Enel e quelli alle assicurazioni, ma anche il caso assai più clamoroso delle farmacie e dei farmaci di fascia C, quelli con obbligo di ricetta pagati direttamente dai cittadini, esclusi immediatamente dalla discussione mentre la stessa Autorità l'indicava come la soluzione ottimale per aggiungere ad un settore bloccato, una dose importante di concorrenza.

In quest'ultimo caso non solo le indicazioni dell'Antitrust non sono state seguite, ma il favore al grande capitale e alle multinazionali della distribuzione è palese.

In tutta questa storia le responsabilità sono del Partito Democratico e di Mattei Renzi incapaci di avviare una vera stagione realmente riformatrice, ma pronta a cogliere i suggerimenti dei poteri forti.  più che rottamatore l'ex presidente del consiglio appare come il "restauratore" di privilegi.
Fabio Romiti, Vice Presidente MNLF, spiega, "c'era sin dall'approvazione in Consiglio dei Ministri, due anni fa, un patto tra Angelino Alfano e Matteo Renzi per non liberalizzare il settore, favorendo al contempo l'entrata in campo di alcune note multinazionali". "Più che allargare il settore a nuovi attori si è trattato di una operazione per estendere il monopolio esistente a nuovi soggetti trasformandolo in un oligopolio".

Per l'ennesima volta si è persa una occasione, rinunciando alla liberalizzazione dei farmaci di fascia C, per creare nuovi posti di lavoro (5000), nuove aziende (3000/3500), investimenti (700Mln euro) e soprattutto risparmi per i cittadini (in media 500 Mln/anno). Tutto a costo zero per lo Stato.  Per l'ennesima volta gli interessi particolari hanno prevalso su quelli generali.

Questi sono i risultati di una politica volutamente superficiale, ove un ministro della Salute, Lorenzin, parla di rischi per la salute pubblica con le liberalizzazione, come se non sapesse che nelle parafarmacie ci sono le stesse garanzie tecniche, normative e di controllo delle farmacie, come se non sapesse che nelle parafarmacie opera un farmacista laureato ed abilitato come nelle farmacie. Una politica che non esita a fare false promesse, sia da destra che da sinistra, consapevole di compiacere solo per meri calcoli elettorali.
Fake news elettorali appaiono i tentativi di alcuni esponenti Pd e Forza Italia di promettere velleitarie sanatorie alle parafarmacie.

Sarà una legge che cambierà il volto della farmacia italiana con la trasformazione di un monopolio in un oligopolio, ove il primo settore a farne le spese sarà, con l'arrivo delle multinazionali nella proprietà, quello della distribuzione intermedia e, successivamente, delle piccole e medie farmacie. Qui la responsabilità è anche dell'associazione dei titolari di farmacia miope davanti ad un baratro in cui invece di fermarsi a riflettere decide di continuare il suo cammino verso il nulla.

Gli spazi concorrenziali verranno ristretti ed a farne le spese saranno proprio i cittadini che non vedranno abbassarsi le spese per i farmaci con obbligo di ricetta.

Oltre due anni per varare una legge fondamentalmente corporativa, il Governo Gentiloni ora e quello Renzi prima, hanno poco da festeggiare e molto, moltissimo da riflettere.

Tuttavia, la battaglia per liberalizzare il settore continua.
 

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