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12 novembre 2019

Farmacie e farmacisti: privilegi con la “P” maiscuola

Risposta a Carlo Schlich

Schlich e la doppia miopia.
Antonaci risponde alla lettera pubblicata su Farmacia Virtuale
 
Dobbiamo ringraziare Luigi Schlich per la lettera e le critiche che avanza nei confronti del Movimento Nazionale Liberi Farmacisti. Il confronto aperto è sempre utile, merce rara nella nostra categoria quando si tratta di farlo in pubblico.
Tuttavia, pur rispettando il punto di vista del collega, dobbiamo rilevare che esso soffre gravemente di una doppia miopia.
La prima, macroscopica, è quella presente nell'incipit iniziale ove si sostiene che "FOFI e Federfarma fanno bene a tutelare coloro che rappresentano". Passi per l'Associazione dei titolari di farmacia che essendo un sindacato a tutti gli effetti ha il dovere istituzionale di farlo, ma per quanto riguarda la FOFI, caro Schlich proprio non ci siamo. La FOFI è un ente pubblico che "sovrintende e tutela la professione del farmacista", Lo fa per tutti i farmacisti, non solo per alcuni, tanto meno per delle aziende quali sono le farmacie. Non è un'agenzia di lobbing che in Parlamento si aggira per attirare consenso rispetto alla propria visione parziale, ma un' istituzione posta innanzitutto a garanzia del cittadino. Il suo Presidente invece di cercare il "braccetto" di maggioranza e opposizione dovrebbe rammentarselo più spesso, è anche una questione di decoro istituzionale.
La seconda, più profonda e quindi difficile da curare, ha le sue radici nell'assoluta incomprensione di quanto sta accadendo nel corpo professionale. L'attività del MNLF parte da un'assunto molto semplice: lo Stato, sulla base del dettato costituzionale, ha tutto il diritto di scegliere quanti e quali soggetti per suo conto debbono garantire l'assistenza farmaceutica, un diritto relativo ai farmaci dispensati in regime di S.S.N.. Tale mandato ha i suoi confini quando sono i cittadini, ancorché dietro prescrizione medica, a pagare direttamente i farmaci acquistati, in quel momento l'imposizione del numero dei soggetti e il suo relativo contingentamento viene meno. Lo stesso discorso, amplificato, vale per i servizi ai cittadini, la cui diffusione nelle parafarmacie  è ostacolato in ogni modo. Di pochi giorni fa il rilievo di una commissione ASL sulla misurazione della pressione ad una parafarmacia. Noi, tali vantaggi, piaccia o non piaccia al Dr. Schlich, li chiamiamo privilegi con la P maiuscola. Quindi niente trasformazione futura in farmacia, richiesta peraltro avanzata proprio da alcuni "ascari" e sostenuta da FOFI e Federfarma per porre la parola fine all'esperienza positiva delle parafarmacie, esperienza in crescita se crede ai dati IQVIA. Poi caro Schlich abbandoni toni da Cassandra, in dieci anni le parafarmacie hanno tolto solo il 10% del fatturato di SOP e OTC e nessuna farmacia ha chiuso a causa loro, le chiusure, e lei lo sa bene, sono avvenute per incapacità gestionale, può succedere, ma attenzione ha chiuso l'azienda che era titolare di quella concessione, non la farmacia che, come stabiliscono le regole, sarà stata ceduta ad altri o rimessa a concorso, il servizio ai cittadini non è comunque venuto meno.
E' vero le parafarmacie sono un'anomalia, ma lo sono in senso positivo, perché il legislatore italiano pensando innanzitutto alla tutela della salute pubblica, ha imposto la presenza del farmacista e non ha creato drugstore sul modello americano. Modello questo che invece piace molto a Federfarma e Fofi che a più riprese hanno tentato e stanno tentando di cancellarne l'obbligo. (vedi Gasparri/Tomassini et altri). L'equilibrio caro Dr. Schilich si ottiene quando vengono eliminate iniquità e diseguaglianze, quando tutti sono posti nelle stesse condizioni di affermare le proprie capacità, non quando una concessione dello Stato è ereditabile di padre in figlio, come Lei ben sa, e tutti gli altri hanno un destino da dipendenti sottopagati. Non tutti si arrendono a questo destino, perché non tutti, per fortuna, vogliono essere spettatori del proprio.

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